Adolescenti: consapevoli e protagonisti
Vi avevo promesso che ogni settimana avrei pubblicato sul Signorpietroblog qualche elemento di riflessione sul Coronavirus. La scorsa volta avevo parlato di economia con “Aprire tutto è sufficiente per ripartire?”, oggi invece proviamo a entrare nel mondo degli adolescenti. Così la rubrica “Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo?” Si arricchisce sempre di più.
Adolescenti, una parola quasi misteriosa. E’ quella fascia di età “difficile” e di passaggio dall’essere bambini al prepararsi a diventare adulti. L’età della ribellione, delle liti con i genitori, delle amicizie forti, delle prime cotte, del primo bacio, della prima volta e delle prime delusioni amorose. Diciamo pure che è piena di stereotipi; genericamente è descritta così ma ognuno vive a suo modo e con i suoi tempi.
Mi ricordo di un libro che avevo letto sugli adolescenti: uno studio americano sosteneva, con evidenza scientifica, che durante l’età dell’adolescenza il cervello cambia. E così si hanno comportamenti nuovi e a volte irriconoscibili, sarà.
Il mio continuo rapporto con gli adolescenti deriva essenzialmente dalla mia ininterrotta frequentazione dell’oratorio di Mirabello; è stata una palestra di vita dove ho imparato a costruire relazioni con i bambini, con i miei pari, con quelli più grandi di me e con gli anziani.
Quello che ho imparato in oratorio mi è servito nel lavoro: quest’anno, da professore, ho circa 140 alunni di un’età compresa tra i 14 e 16 anni; per la maggior parte sono quattordicenni di prima superiore. Ragazzi tutti stupendi, dal primo all’ultimo. In tutti i modi ho sempre cercato di farli sentire importanti, perché lo sono e perché ci credo. Il ruolo della scuola deve essere proprio quello di dire “tu ce la puoi fare, così come sei”. Hanno un potenziale ricchissimo e noi professori ma anche la società tutta ha il dovere di aiutarli a tirarlo fuori.
Durante le video lezioni, oltre alla parte meramente didattica, ho voluto dedicare parte del tempo nel far parlare i ragazzi, nel fargli buttare fuori come stanno vivendo questo periodo. Che cosa provano, come stanno, come vivono lo stare chiusi in casa, cosa fanno, se hanno paura oppure no.
Ho conosciuto un mondo e senza dilungarmi tanto ho scoperto che sono migliori e molto più responsabili rispetto a molti di noi adulti. Intanto sono perfettamente consapevoli della gravità che stiamo vivendo: sanno che manca una cura per il Coronavirus e che quindi è davvero importante rispettare le “restrizioni”. Sanno che non si esce e che bisogna lavarsi spesso le mani. Se vanno a fare una piccola spesa devono mettersi i guanti e la mascherina. E poi sono realmente preoccupati per i loro genitori: “mio papà lavora in un industria alimentare”, “mia mamma deve uscire per forza per andare a lavoro e sono in pensiero”. E hanno un pensiero anche per i nonni e i bisnonni, mi ha colpito una ragazza che mi ha scritto: “gli anziani hanno il diritto di vivere”.
Tempo fa avevo letto un interessante articolo che vi riporto: VIVERE L’ADOLESCENZA AI TEMPI DEL COVID-19. Lo ha scritto Silvia Grossi, Antropologa ed esperta in Metodologia della ricerca antropologica nei contesti di emergenza. Non mi perdo quasi mai quanto scrive Silvia, che è anche un’amica, perché mi arricchisce sempre. Questo suo articolo, che a qualche genitore ho già passato, mi ha fatto riflettere sul fatto che gli adolescenti italiani di oggi siano i primi a vivere quello che non c’è nemmeno bisogno di raccontare; non solo, ho fatto mia la “missione” che Silvia affida un po’ a tutti noi: rendere gli adolescenti protagonisti di questa battaglia. E allora ho voluto chiedere direttamente a lei perché gli adolescenti sono i protagonisti di questo tempo? Ecco il suo contributo:
“L’adolescenza è quella categoria antropologica che il rischio non soltanto lo percepisce, ma lo costruisce, ne fa base della propria agency. L’adolescente ha una visione di sé stesso che è già emergenziale, vive all’interno di un presente di transizione, ed ecco perché il parallelismo con questa nostra epoca di passaggio verso un futuro tutto da costruire non è da poco. Peraltro è un’età che interiorizza sentimenti di riflessione, se non di fascinazione, verso tutto quanto sia connesso con il senso del rischio e del pericolo. Nessuno è più votato all’immaginazione di nuove comunità e nuovi mondi sociali quanto può esserlo un adolescente impegnato sia nell’immaginazione di un Sé adulto in un contesto tutto da costruire, anche per quanto concerne la propria identità di luogo, sia in un Sé votato alla sfida tra vita e morte”.
A tutti i miei alunni ho proprio detto esplicitamente: “siete i protagonisti di questo tempo”, ho percepito proprio di averli fatti sentire importanti; spero che quell’effetto non sia stato momentaneo ma diventi per loro duraturo.
Ho poi detto loro che questo è sì un momento buio ma che la luce arriverà. Nel frattempo sono a casa, gli ho lasciato il compito di dialogare di più con le famiglie, di coltivare e scoprire nuove passioni, di guardare qualche film e serie tv, di leggere, di ascoltare la musica e anche giocare alla Play, ma non troppo. “Non state a letto, perché questo è uno sprecare il vostro tempo”.
Alla prossima,
Pietro Alongi