Skip to content

Giuni Russo: da Battiato a Morirò d’amore

Giuni Russo, un nome della musica italiana che per tanti della mia generazione non dice nulla, purtroppo. Un’estate al mare, voglia di remare, fare il bagno al largo, per vedere da lontano gli ombrelloni, un’estate al mare, stile balneare. O ancora: Mia madre non lo deve sapere, mia madre non lo deve sapere, non lo deve sapere che, voglio andare ad Alghero in compagnia di uno straniero.




A tutti è capitato di sentire queste due canzoni alla radio, in spiaggia o addirittura in discoteca, magari remixate. Sono Un’estate al mare e Alghero, due tra i più grandi successi di Giuni Russo.

Gli esordi di Giuni

E’ il 7 settembre del 1951 quando Giuseppa Romeo nasce a Palermo da Pietro e da Rosa, suoi genitori. Sin da subito la mamma, un soprano, le trasmette l’amore per la musica e per il canto. A 13 anni si esibisce davanti al Teatro Politeama, nel capoluogo siciliano, sul Palchetto della Musica.

Nel 1967, con Elio Gandolfi, vince il Festival di Castrocaro interpretando A Chi di Fausto Leali. Di diritto, col nome di Giusy Russo, partecipa al Festival di Sanremo del 1968 con il brano No amore, scritto da Vito Pallavicini, uno dei più grandi parolieri italiani, di Vigevano: è lui che scrisse Le mille bolle blu a Mina. A settembre partecipa al Festivalbar, al Cantagiro e a un Disco per l’estate con L’onda, scritto sempre da Pallavicini con musiche di Al Bano.

L’arrivo a Milano, Maria Antonietta Sisini e il primo Album

Nel 1969 Giuni ha 18 anni e si trasferisce a Milano. Qui incontra Maria Antonietta Sisini, sarà per 36 anni la principale collaboratrice artistica e produttrice di Giuni e soprattutto sarà la sua compagna nella vita. In questo periodo prende parte ai cori del gruppo Il balletto di Bronzo e all’album I mali del Secolo di Adriano Celentano.

I primi successi arrivano con la BASF, casa discografica tedesca, che la fa cantare con lo pseudonimo di Junie Russo. Il primo album è Love Is a Woman, 36 minuti per dieci tracce: contiene Milk of Paradise, scritto insieme a Donata Giachini, e Carol, dedica a un’amica della coppia morta per droga. Tra i collaboratori dell’album ci sono Enrico Rava, trombettista jazz, e Micheal Logan, tastierista. In rete si trova un vecchio filmato in bianco e nero in cui Giuni, in un misto tra tristezza e dolore, si esibisce in una trasmissione televisiva con un lungo vestito con sotto una camicia; si può notare la sua voce particolare e il suo muoversi delicato: Where you going, my sweet lady? / Can’t forget you, my sweet Carol/ Can’t get on without you, Carol/ Life is dark without you, Carol/ Where you going, my sweet lady?

La collaborazione con Cristiano Malgioglio

E’ la fine degli anni ’70 e Giuni riceve un’offerta di contratto dalla Durium: storica etichetta discografica che negli anni ’50 aveva prodotto Roberto Murolo e che negli anni a venire avrebbe lanciato dischi di Little Tony, de I Camaleonti, Gino Paoli, Mino Reitano, Loretta Goggi, Wess & Dori Ghezzi. Il settimo singolo che pubblica è Mai, scritto da Malgioglio: ha un discreto successo e sarà l’ultimo brano cantato con lo pseudonimo Giunie.

In questi anni si sperimenta come autrice e assieme alla Sisini e a Malgioglio firma i brani Triangolo d’amore per Rita Pavone, Selvaggio per Iva Zanicchi e Shiver per Marie Laure Sachs.

Nel ’78 Malgioglio le scrive Soli Noi mentre nel 1980 chiude la collaborazione con lui firmando Ho fatto l’amore con me per Amanda Lear. In rete si trova una bizzarra esibizione di Amanda Lear, vestita da sirena e con delle conchiglie ai seni, che canta: Ho fatto l’amore con me per stare senza di te, è mia opinione si sa di fare ciò che mi va; da notare la scenografia con la tecnologia degli anni ’80. Una canzone che oggi definiremmo trash.

Giuni, il grande Battiato e l’album Energie

E’ Alberto Radius, chitarrista dei Formula 3 e produttore, a far incontrare Giuni Russo e il grande Battiato, siciliano pure lui e uno dei migliori cantautori italiani. Tra i due, complice forse la provenienza dalla stessa terra, nasce non solo una grande amicizia ma anche un’intensa collaborazione. Battiato farà emergere la vera Giuni Russo. Questa volta la casa discografica è la CGD fondata da Teddy Reno e a puntare su Giuni è il casco d’oro della canzone italiana: Caterina Caselli.

Una vipera sarò è la prima canzone che Battiato le scrive assieme alla Sisini. L’album Energie che la contiene non ha il successo del pubblico e pochi capiscono quanto però è all’avanguardia. Leggendo il testo è evidente l’impronta di Battiato: Non leggo mai trattati di economia politica, Le trifonie dei mongoli, Anata wa anata to futari anata wa sono alcune delle parole che più rimandano a Battiato; è sua la composizione musicale e si percepisce tutta quella musica sperimentale che ha sempre caratterizzato Battiato. Nel coro finale è lo stesso Battiato a cantare una parte di canzone.

Crisi Metropolitana è un’altra canzone dell’album che preannunciava la società di oggi: E’ strano, è strano, Dissociazione totale, Crisi metropolitana, E un desiderio di andare nel sud, Prima che mi spazzi via, Questo mio strano delirio, Una nevrosi di più, Che folla sui marciapiedi, Traffico che picchia in testa, Con questa rabbia che ho, Vedere la società, Mi cambia spesso di umore.

Il successo con Un’estate al mare e Alghero

Prima di scrivere questo racconto ho pubblicato sul mio profilo Instagram una foto di Giuni Russo e ho chiesto quanti la conoscessero: solo il 40%. Il giorno dopo ho pubblicato un pezzo di Un estate al mare e il 90% affermava di averla ascoltata almeno una volta. Il brano è del 1982 e l’autore è Franco Battiato. Un tormentone estivo che schizza in testa alle classifiche e che ancora oggi viene riproposto, anche in discoteca. In rete si trova un bel video della trasmissione Juke Box in cui Giuni con gonna bianca e maglia a righe blu navy (stile balneare!) canta e balla, o meglio si muove, sulle note di Un’estate al mare: mi ricorda tanto Battiato che interpreta La stagione dell’amore. Il brano entra in classifica il 7 agosto del 1982 e rimane in testa fino al 20 novembre. E’ il 25esimo singolo più venduto di quell’anno.

Altra hit estiva è Alghero, scritta da Giuni Russo e dalla Sisini nel 1986. Non vende molto pur rimanendo tutt’oggi una canzone nota ai più. Due anni dopo ha una vera e propria svolta artistica cantando A casa di Ida Rubinstein in cui emerge la passione per la lirica dell’artista siciliana.

Morirò d’amore

Nel 1999 scopre di avere il cancro. Partecipa a qualche trasmissione televisiva e torna alla ribalta nel 2003 quando partecipa al Festival di Sanremo col brano Morirò d’amore, scritto assieme alla Sisini e Vania Magelli, arrangiato da Franco Battiato. Si classifica al settimo posto ma vince il premio come miglior arrangiamento. Il brano si apre con il verso del gabbiano, spesso riprodotto dalla stessa Giuni. Colpisce Pippo Baudo che la bacia sulla testa; prima d’interpretare il brano Giuni canta La sua figura con alcune citazioni di San Giovanni della Croce, fondatore dei Carmelitani e protettore dei poeti, sembra quasi un testamento: Baciami con la bocca dell’amore, Raccoglimi dalla terra come un fiore, Come un bambino stanco ora voglio riposare, E lascio la mia vita a te. Forse una dedica alla compagna Maria Antonietta Sisini che ancora oggi si occupa dell’associazione culturale GiuniRussoArte.

Morirò d’amore, morirò per te, Socchiudo gli occhi e le tue mani mi accarezzano, Quelle parole urlate poi dall’eco rimandate, Che dal cielo cantano, Morirò d’amore, morirò per te.

Se vuoi conoscere un altro personaggio c’è un piccolo racconto su Rino Gaetano oppure su Marina Ripa di Meana e Marta Marzotto

Pietro Alongi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *