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Il sorriso di Silvia Romano

La maggior parte di noi italiani fino a qualche giorno fa di Silvia Romano sapeva solamente che era una ragazza di Milano andata in Kenya a fare volontariato e che a un certo punto era stata rapita; nulla di più. 

Solo qualche “informato” ogni tanto scriveva su facebook “liberate Silvia Romano” oppure pubblicava qualche foto della ragazza. Prima di proseguire voglio spendere qualche parola su quelle foto che ritraevano Silvia Romano con qualche bimbo. Apparentemente foto normali di giornate di volontariato qualunque. Vi chiedo di fermarvi un istante e ricordare la potenza dello sguardo di Silvia e il suo sorriso: e’ stupenda e trasmette una luce immensa; tenete a mente questo dettaglio.

Sabato 9 maggio alle ore 17.14, in un’Italia distratta dalla pandemia, il presidente del consiglio Giuseppe Conte scrive su Twitter: Silvia Romano è stata liberata! Ringrazio le donne e gli uomini dei servizi di intelligence esterna. Silvia, ti aspettiamo in Italia!”

E subito tutti noi a condividere la notizia e a farla girare sui nostri gruppi WhatsApp: è una gioia, una festa! Chissà quanto sarà bello il ritorno, vogliamo vederlo tutti. E così la Rai già sabato sera annuncia che “domani alle ore 14 faremo vedere la diretta dell’arrivo di Silvia Romano in Italia”. Tutti noi abbiamo un appuntamento che viene inserito in un palinsesto televisivo, al pari di uno spettacolo qualsiasi. 

Il bello della diretta ce lo regala la pagina facebook di Luigi Di Maio, il ministro degli esteri che, assieme al presidente Conte, si trova all’aeroporto militare di Ciampino ad attendere l’arrivo di Silvia Romano per accoglierla. Una diretta che io stesso ho seguito assieme a centinaia di migliaia di persone.

Qui per me risiede l’unico errore della “vicenda” Silvia Romano: la spettacolarizzazione del suo arrivo. Non c’era bisogno né della diretta della Rai né di quella del ministro degli esteri. 

Silvia Romano scende dall’aereo con zaino in spalle dopo 18 mesi di rapimento e noi, comodamente seduti in casa (per chi in casa è stato capace di rimanerci davvero in questi mesi di restrizioni) tiriamo fuori il peggio che abbiamo e lo esterniamo con una pioggia di stereotipi. Si tocca la pancia e quindi è incinta. Non è vestita all’occidentale e quindi si è convertita all’Islam addirittura sposandosi: forse con il suo rapitore perché avrà avuto la sindrome di Stoccolma. E’ sorridente e quindi l’hanno trattata bene. Alza la mano per salutare e si vede l’orologio: qualcuno dice che è un Rolex d’oro mentre per altri è un Cartier; il cinturino non può essere in plastica ma in pelle di coccodrillo. E infine la sentenza definitiva: “le abbiamo pagato una vacanza che ci è costata 4 milioni di euro quando ci sono gli italiani che stanno morendo di fame!”.

Silvia in questi 18 mesi ha visto sottrarsi la libertà: un bene veramente prezioso. Nessuno di noi sa cosa ha passato Silvia in questi mesi e credo che nessuno possa nemmeno immaginarlo. 

In questi due mesi di pandemia avremmo dovuto capire appieno il valore della libertà ma non lo abbiamo fatto: non c’è stato un prima e un dopo che ci ha trasformato. 

La pandemia sta facendo semplicemente emergere in maniera accentuata la vera persona che è in noi. E così ci saranno quelli come me, che si emozionano quando vedono l’abbraccio tra Silvia e la mamma, una mamma che non vede la figlia da 18 mesi e che le toglie subito lo zaino dalle spalle, un pò come fa una mamma qualsiasi quando va a prendere il figlio alle elementari. E poi ci sono gli altri: quelli del cinturino in pelle di coccodrillo che aspettano di sapere perché si è convertita. E ci saranno sempre quelli come me e quelli come gli altri.

Quel sorriso di Silvia e quegli occhioni neri; c’erano prima del rapimento e ci sono ora anche se nel mezzo c’è stata una sofferenza atroce e lo sappiamo tutti. 

Ma quanto ci infastidisce il sorriso delle persone quando queste attraversano una circostanza negativa? 

“Rispettate questo momento”.

Pietro Alongi

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